Brano tratto da "LA SCOMPARSA DEL PENSIERO" di Ermanno Bencivenga
"Il logos non parla con voce tonante; ha bisogno di silenzio intorno perché le lievi emozioni che gli sono sodali possano essere avvertite; ha bisogno di pace e pazienza per svolgere il filo dei suoi ragionamenti: e mi chiedo se sia ancora il tempo del silenzio e della pace. La compagna più frequente delle mie giornate infantili e adolescenziali era la noia, e nel vuoto da essa creato e gelosamente conservato si coglievano rumori segreti, dentro e fuori di sé. Oggi la noia e il vuoto sembrano non esistere più: le orecchie sono invase da musica in cuffia, gli occhi da dozzine di finestre su uno schermo; se un collegamento non "funziona" all'istante c'è qualcosa che non va, abbiamo bisogno di più campo, di più giga, di una banda più larga. Abbiamo fretta, non si sa bene di arrivare dove, e siamo costantemente circondati da un gran fracasso; e nella fretta e nel fracasso il logos viene irrimediabilmente sommerso da arnesi più brutali, più semplici. Come l'inquinamento chimico lede l'integrità degli organismi biologici complessi e ci consegna a un futuro popolato da vermi, così l'inquinamento visivo e sonoro potrebbe fare terra bruciata per organismi culturali e retorici delicati e tortuosi ed eliminarli riducendoci al minimo comun denominatore: lasciandoci in balìa di corti circuiti, di fiammate rustiche e repentine che "funzionano" eludendo le ambiziose architetture erette dal pensiero, e se è il caso demolendole.
Quella che temo insomma, che mi è suggerita (ma, ripeto, non provata) dalle mie personali osservazioni e che avanzo come oggetto di riflessione per i lettori è una mutazione antropologica. Mezzo secolo fa Konrad Lorenz notava che i nostri mezzi di distruzione reciproca (le nostre armi) sono diventati troppo veloci e potenti per essere controllati da meccanismi inibitori risalenti all'era dei cacciatori-raccoglitori, e ne risulta uno sfasamento che può essere letale per la nostra sopravvivenza; analogamente, io noto oggi che i nostri mezzi di informazione e di comunicazione sono diventati troppo veloci e potenti (e, aggiungerei, importuni) per consentire la sopravvivenza di modalità informative e comunicative sviluppate in ere di lentezza e silenzio. Il logos è a rischio."